Liceo Scientifico Statale “Giovanni Marinelli”
Materia  integrativa  “Elementi  di economia”- a.s. 2011-12
docente: prof. Pier Luigi D’Eredità
SINTESI LEZIONE N.11 DEL 30.GENN.2010    

DOMANDA  E FABBISOGNO

La teoria che spiega la domanda dei beni finali, ma soprattutto il suo andamento decrescente (all’aumentare del prezzo diminuisce la Q domandata e viceversa), prende il nome di teoria del consumatore razionale, cioè del consumatore che acquista nel mercato dei beni seguendo un comportamento logico. Cosa tutta da provare ma anche cosa da ipotizzare necessariamente per  comprendere  i  fenomeni più rilevanti. La prima condizione che il consumatore deve tenere ben presente è la sua possibilità di spesa. Infatti, la quantità di beni che domanderà rivolgendosi al mercato non potrà mai superare, in termini di spesa, il suo reddito monetario disponibile. Possiamo cioè ipotizzare che per un consumatore medio valga sempre questa eguaglianza:

Spesa totale = Reddito monetario disponibile

Siccome la spesa totale è data dalla sommatoria, per tutti i beni acquistati, del prezzo per la quantità (P x Q), possiamo scrivere la seguente espressione, nella quale, per semplicità di ragionamento, supponiamo che il paniere del nostro  consumatore razionale si riduca a 2 soli beni (bene A e bene B):

Reddito monetario disponibile = (PA x QA) + (PB x QB)……….
Questa eguaglianza rappresenta il vincolo di bilancio del consumatore.   Certo se il consumatore avesse più soldi, la legge del vincolo di spesa rimarrebbe ma la soglia si sposterebbe più in alto e la quantità di beni acquistabili sarebbe maggiore.  Basta allora stampare più carta moneta? No, perché il suo valore scenderebbe e quindi 

Dunque se il mercato si contrae l’offerta di lavoro diminuisce. E se aumentassimo la capacità di spesa del consumatore? Avremmo una situazione di crescita dei salari, nuova disponibilità di spesa ma anche nuovi costi, dunque prezzi più alti. Un dilemma. Se aumenta il TUS diminuiscono gli investimenti, se diminuiscono gli investimenti diminuisce l’occupazione ma chi è occupato ha uno stipendio/salario che vale di più. Solo che chi non è occupato resta tagliato fuori ed erode la base dei consumatori facendo scendere pericolosamente la domanda di beni..Allora abbassare il TUS ?  Se si abbassa il TUS aumentano gli investimenti, dunque  aumenta l’occupazione ma aumentano anche  i costi e nel frattempo conseguentemente aumentano i prezzi; il che significa che diminuisce il potere d’acquisto del denaro. Dunque anche con un salario maggiore la possibilità di spesa diminuisce.

Allora?

Più servizi e meno spese individuali? Aumenteremmo la disponibilità di spesa. Ma dove si prendono i soldi per i nuovi servizi? O dall’emissione di titoli di debito pubblico (BOT, CCT etc…) oppure  dalle tasse ( shock strutturale ). E chi le paga? La collettività. Come? Uniformemente, Percentualmente ? Proporzionalmente?

Uniformemente: TUTTI PAGANO UN TANTUM, il che vuol dire che un povero paga quanto un ricco…

Percentualmente: il 10% di un reddito di €20.000  lascia al titolare dello stesso €18.000 mentre lo stesso 10% applicato ad un reddito di €200.000 lascia al titolare €180.000….. ( attenzione, le imposte sono solo eprcentuali, la benzina è gravata dello stesso quantum sia che ad usarla sia un povero sia un ricco e cisì via tutte le imposte al consumo…)

Proporzionalmente:  per fasce: chi guadagna meno di  €10.000 non paga, chi €15.000 paga il 2%, chi tra 18 e 22 paga il 18%, chi tra 22 e 35 il 27% e così via… Solo che così chi non si può sottrarre alla verifica di quanto guadagna (cioè il lavoratore dipendente) paga sempre più di chi è è soggetto ad accertamento…

Quest’ultimo è universalmente considerato il male minore. La quasi totalità dei governi del mondo sceglie questa via. Ma ciò non include le imposte che invece  come abbiamo visto sono nel secondo gruppo.

Dunque se si aumentano le tasse si può ipotizzare una spesa pro capite minore  perché la gente non deve pagare alcuni servizi (sanità, scuola, trasporti ) o pagarli poco,  ma anche una serie di contro-effetti negativi che possono essere così riassunti.

A-     aumento del debito pubblico, cioè emissione di obbligazioni del tesoro determinato  dalla quantità di moneta necessaria per sostenere le spese e gli investimenti

B-      diminuzione dello stock di capitale industriale utile al reinvestimento.

I mezzi utilizzati per coprire il fabbisogno del settore pubblico sono molteplici: emissione di titoli a medio e lungo termine, emissione di buoni ordinari del tesoro, ricorso all'indebitamento estero; copertura ad opera del Tesoro; utilizzo del conto corrente di tesoreria. Per tutti gli anni settanta del ‘900 e fino alla metà degli anni ottanta la principale forma di finanziamento era quella di tipo monetario (finanziamento al Tesoro dalla Banca d'Italia mediante anticipazioni sul conto corrente di tesoreria e acquisto dei titoli di Stato eccedenti) attualmente, invece, la principale fonte di finanziamento è costituita dall'emissione di titoli di Stato con tutti i problemi di rendimento fra Stati collegati, come avviene con il tema dello spread fra titoli; a noi italiani interessa quello italiano-tedesco ma tenete presente che vi sono spread anche più elevati del nostro ( Germania-Grecia è addirittura una voragine…). Possiamo così definire il fabbisogno della colelttività (Stato) come l’ammontare dei fondi che lo Stato deve raccogliere sul mercato per far fronte al saldo passivo tra entrate e spese poste in essere (saldo netto finanziario). In linea di  massima la raccolta sul mercato viene attuata mediante ricorso a nuovi prestiti, con i quali però lo Stato procede al rimborso dei prestiti contratti in passato e venuti in scadenza. Si determina spesso una spirale drammatica che in alcuni paesi del mondo è andata fuori controllo come in Messico (1992), in Russia (1996), in Indonesia (1997) Argentina (1998) , in Islanda (2008) , in Irlanda( 2008)  ed  ora in Grecia (2011) . Prestate molta attenzionea non confondere Italia e Spagna con i casi citati che sono stati casi di vera e propria bancariotta.  Nel caso dell’Italia poi si assiste al pèaradosso che la forbice fra ricchezza delle famiglie e debito pubblico è tale che se si considerasse il primo cme saldo da calcolare sul secondo, l’Italia avrebbe uno status di indebitamento reale più basso di Francia e  Gran Bretagna. Il fabbisogno finanziario si distingue dall'indebitamento netto dello Stato, che è costituito dalle entrate e spese finali depurate dalle transazioni finanziarie attive (riscossione dei crediti) e passive (conferimenti di crediti, anticipazioni) realizzate nell'anno.
 
Liceo Scientifico Statale “Giovanni Marinelli”
Materia  integrativa  “Elementi  di economia”- a.s. 2011-12
docente: prof. Pier Luigi D’Eredità
SINTESI LEZIONE N.10 DEL 16.GENN.2010              
REDDITO (II PARTE): IL REDDITO NAZIONALE E P.I.L

Prodotto Interno Lordo (PIL), in inglese Gross Domestic Product (GDP), esprime il valore complessivo dei beni e servizi finali prodotti all’interno di una nazione in un certo arco di tempo, solitamente un anno. Il PIL è il valore di mercato di tutti i beni e servizi finali prodotti in un paese in un dato periodo di tempo. Questo dato, quindi, non prende in considerazione la produzione di beni intermedi destinati ai consumi industriali, ossia di quei prodotti scambiati tra le imprese, poiché il valore di questi ultimi è già incorporato nel valore dei beni finali. PIL viene oggi considerato l'indicatore più adeguato a valutare l'attività economica di un paese. Fino a qualche anno fa in alcuni paesi si preferiva usare come misura dello sviluppo economico il PNL. Il PIL non tiene conto del possesso delle risorse produttive; ad esempio, la produzione della filiale estera di una multinazionale viene considerata parte del PIL del paese in cui la filiale in questione opera.
Oggi in tempi di spread può servirci anche questo grafico; per ora concentriamoci sul PIL, dei titoli e dello spread ce ne occuperemo più avanti; lo studio dei differenziali di crescita del PIL è importante nel medio-lungo periodo per via del ruolo degli ammortamenti. Lo sappiamo, vero, che cosa vuol dire? …Bene. Allora se osserviamo questo grafico che segue ci accorgiamo che  il differenziale di crescita, data la fortissima somiglianza fra i due sistemi economici (italiano e tedesco sono nella fascia alta del sistema UE che a sua volta è abbastanza omogeneo al suo intero…) deve spiegarsi soprattutto col differenziale produttivo. Infatti come vediamo:

Ma se vediamo le componenti invece dell’indebitamento pubblico rispetto percentualmente al PIL,
II. Calcolo del P.I.L.

Metodo del Valore Aggiunto E’ la somma dei valori della produzione di ciascuna impresa meno il valore dei beni intermedi utilizzati per arrivare a quelli finali. Il valore aggiunto della Pubblica amministrazione consiste –per convenzione- nel valore dei servizi finali (al netto cioè dei valori dei beni intermedi) forniti alle imprese e alle famiglie, compreso il valore degli stipendi pagati ai dipendenti.

Metodo del Reddito E’ la somma dei redditi monetari percepiti dai fattori della produzione (imprese, dipendenti). Il reddito della Pubblica amministrazione si considera –per convenzione- uguale al “valore aggiunto” prodotto.

Metodo della Spesa Il PIL si calcola colla formula:                     PIL = C + I + G + X Dove:

C = Spesa per consumi privati (Spese delle Famiglie);

I = Spesa per Investimenti privati in beni durevoli prodotti nell’anno (nuovi macchinari, impianti e immobili per le imprese, nuovi immobili o automobili per i privati. Non sono registrati nel PIL l’acquisto di vecchi immobili e di auto usate)  più le variazioni delle scorte cioè l’aumento o la diminuzione delle scorte di beni rispetto all’anno precedente (tutti i beni non venduti nell’ anno in corso e collocati nei magazzini delle aziende).

G = Spesa della Pubblica amministrazione per i beni in uso presso la Pubblica amministrazione, nonché per i servizi da questa acquistati, ivi compresi, ovviamente, quelli forniti dai dipendenti della Pubblica amministrazione stessa (il cui valore è rappresentato dai loro stipendi). X = Saldo Commerciale (Esportazioni nette = esportazioni meno importazioni). I tre modi di calcolo portano, teoricamente, allo stesso risultato. Teoricamente. Ecco un grafico dell’andamento del PIL dal 3°trimestre 2008 al 3°trimestre 2011. La spesa pubblica (G) rappresenta il valore speso dalle pubbliche amministrazioni per  l'acquisto di beni e servizi finali. La differenza positiva tra entrate (tasse ed imposte) ed uscite dello Stato misura il risparmio pubblico o avanzo di bilancio mentre quella negativa il disavanzo. A tal proposito introduciamo un indicatore chiamato rapporto deficit/PIL, che viene utilizzato per calcolare l’ammontare del deficit delle amministrazioni pubbliche in rapporto al PIL. Tale valore, espresso in percentuale, è un indicatore della stabilità finanziaria del Paese. Secondo i parametri di stabilità europei di Maastricht, il rapporto non dovrebbe superare, se non temporaneamente, il 3%, per evitare la formazione di deficit pubblici eccessivi da parte degli Stati Membri. Un altro indicatore molto importante è il rapporto debito pubblico/PIL, in quanto rappresenta la condizione strutturale delle finanze pubbliche. Per debito pubblico si intende il debito dello Stato nei confronti di altri soggetti, imprese, banche o soggetti stranieri, che hanno sottoscritto obbligazioni per coprire il fabbisogno finanziario statale. Per questo indice l'Unione europea ha indicato come soglia massima il 60%. Il saldo della bilancia commerciale (NX) è dato dalla differenza tra esportazioni ed importazioni. Se le esportazioni eccedono le importazioni, il paese registra un avanzo commerciale, viceversa quando il saldo è negativo si avrà un disavanzo commerciale. In un’economia chiusa agli scambi con il resto del mondo, quindi, il Prodotto Interno Lordo (PIL) ed il Reddito Nazionale Lordo (RNL) coincidono. Cominciamo piuttosto allora con il chiederci chi produce. Non quanto, non come, ma ripeto, chi. Oggi questo non è un discorso secondario ma tremendamente importante. Se guardiamo questo grafico proiettivo-perdittivo dall’attuale andamento, se esso non verrà invertito:
GLOSSARIO

Reddito da premio - PREMIUM INCOME: È il risultato reddituale che il venditore di un contratto di option riesce a ottenere se il diritto non viene esercitato.

Reddito imponibile - TAXABLE INCOME: Il reddito la cui somma complessiva definisce il trattamento fiscale a cui dovrà essere sottoposto.

Reddito netto - NET INCOME: È il risultato reddituale dell'attività d'impresa. Questo valore viene calcolato sottraendo dal totale dei ricavi il totale dei costi sostenuti lungo l'intera durata dell'esercizio comprensivo di spese generali, amministrative e di produzione.

Reddito operativo - EARNED INCOME: È il reddito ottenuto nella produzione e nello scambio di beni e servizi.

Reddito reale - REAL INCOME: Reddito di un soggetto, o di un'intera collettività, espresso al netto della componente di incremento del livello generale dei prezzi, che indica perciò la reale disponibilità di potere d'acquisto detenuta dal soggetto.

 
Liceo Scientifico Statale “Giovanni Marinelli”
Materia  integrativa  “Elementi  di economia”- a.s. 2011-12
docente: prof. Pier Luigi D’Eredità
SINTESI della lezione n.9 del 9.01.2012

Redditi e patrimoni (Prima parte)

Il reddito è un flusso di ricchezza della quale soggetti diversi godono durante un periodo di tempo. E’, dunque, quella che chiameremo una variabile di flusso, in quanto legata ad un preciso lasso di tempo; viceversa non avrebbe senso; chiunque può avere un alto reddito in astratto; dipende in che periodo di tempo e se è costante…. Al concetto di reddito viene perciò affiancato il concetto di patrimonio, che esprime in termini monetari la ricchezza in un dato istante: si usa dire pertanto che il reddito è flusso, mentre il patrimonio è stock. A seconda del contesto, possiamo rivolgere il nostro interesse a differenti intervalli temporali - reddito corrente o reddito lungo tutto l'arco di vita - e a differenti unità di analisi - individui oppure nuclei familiari.

Come si distribuisce il reddito rispetto al patrimonio è questione molto complicata e noi sostanzialmente la eviteremo con semplici schematizzazioni. Oggi però dato che siete tornati freschi dalle vacanze, parleremo solo di redditi; e per giunta di redditi connessi al lavoro salariato. Insomma faremo solo un primo passo nella Jungla.  L'analisi della distribuzione del reddito si distingue in: funzionale,più prettamente economica, che ricerca i meccanismi con cui il reddito è ripartito fra i diversi fattori (lavoratori, imprenditori ecc.); e personale,che si avvale di strumenti più specificamente statistici ed indaga come il reddito si ripartisca fra persone o famiglie.

Vediamo questo indice (alto diseguaglianza alta, basso diseguaglianza bassa)

Così, più alto è il tasso di diseguaglianza, più alto è il tasso di omogeneità reddituale intergenerazionale:
Naturalmente tutto ciò dipende anche da che servizio pubblico si rende; in questo grafico vediamo che più alto è il servizio pubblico , più alto sarà l’impatto, meglio si re-distribuisce ugualmente il reddito
La mattina del 5 Gennaio 1914, un meccanico ancora sconosciuto che sarebbe diventato produttore di automobili,  Henry Ford, stupì i suoi colleghi annunciando che avrebbe pagato alla sua forza lavoro un minimo di cinque dollari per un giorno lavorativo di otto ore, facendo in un sol colpo diminuire l'orario di lavoro e più che raddoppiare il salario orario fino ad allora offerto  alla stragrande maggioranza dei  lavoratori..Eppure Ford non stava rispondendo ad un'insufficiente offerta di lavoro. Un giornalista arrivato quella mattina per la conferenza stampa nella quale fu diffuso l'annuncio, riportò la presenza di una coda di diverse centinaia di lavoratori in cerca di lavoro. Nelle settimane che seguirono, la coda fuori dai cancelli si allungò fino a comprendere 12.000 persone . Nella nuova ditta, la Ford, i profitti crebbero più che nelle altre ditte, supportati da un aumento della produzione per ora di lavoro produttivo più che doppia. Ford stava diventando una parola conosciuta in tutto il mondo, e fordismo un peculiare approccio americano; è la scoperta di Henry Ford che i lavoratori possono ricompensare una buona paga con un lavoro migliore. Ma è ancora oggi veramente così? E’ possibile pensare che aumentando il salario aumenti indefinitivamente la domanda di lavoro? Voi direte che di questi tempi la domanda è astratta ma non è così. La curva di domanda di lavoro aggregata, derivata dal comportamento razionale delle imprese, risulta inclinata negativamente in quanto la domanda di lavoro delle imprese è tanto più alta quanto più bassi sono i salari reali. La curva di offerta di lavoro aggregata, derivata dal comportamento razionale delle famiglie, risulta inclinata positivamente, perché l’offerta di lavoro delle famiglie cresce al crescere dei salari reali. Occupazione e salario reale di equilibrio sono determinati dall’intersezione fra curva di domanda e curva di offerta di lavoro. L’intersezione fra le curve di domanda e offerta di lavoro è rappresentata nella figura
Le cose però non sono così semplici . L’economia  del mercato del lavoro può essere soggetta a tre shock strutturali: quelli tecnologici, che si manifestano sostanzialmente attraverso uno slittamento della curva di domanda di lavoro, e quelli istituzionali  che modificano la posizione della curva di offerta di lavoro, quelli delle materie prime, ch stravolgono l’offerta.  Questi fattori influenzano l’equilibrio di lungo periodo del mercato del lavoro, ed hanno quindi effetti sulla produttività, sul salario e sull’occupazione. Più precisamente assumiamo che:

1. gli shock tecnologici influenzano la produttività del lavoro e l’occupazione nel breve e nel lungo periodo, alterandone in maniera permanente la crescita perché modificano profondamente il modello produttivo ( passaggio dalla meccanica all’elettronica, ad esempio…)

2. gli shock istituzionali influenzano nel breve e nel lungo periodo l’occupazione: se si aumentano le tasse o le imposte (differenza conosciuta?) , se aumenta il tasso di sconto (TUS),  se si riducono gli investimenti infrastrutturali etc…

3. gli shock petroliferi, quelli legati ad altri goods determinano tali costi e tali possibili prezzi da non essere assorbibili dal mercato e determinano la chiusura di stabilimenti, la messa in campo di una grande quantità di lavoratori licenziati.

4. Dulcis in fundo ( è questone di questi anni…) lo shock finanziario del quel però ci occuoperemo a parte…

In che modo il mercato determina l’occupazione? Risposta: attraverso la logica del consumo. Se vi è consumo vi è la necessità del lavoro proporzionale al consumo. Lo vedremo lunedì 16 gennaio. Intanto vediamo chi mi spiega questo grafico
 
Liceo Scientifico Statale “Giovanni Marinelli”
Materia  integrativa  “Elementi  di economia”- a.s. 2011-12
docente: prof. Pier Luigi D’Eredità
SINTESI della lezione n.8 del 19 dicembre 2011

La Borsa valori e le azioni, le obbligazioni

 La parola borsa ha origini  incerte: secondo alcuni risale alla parola greca byrsa, cioè "cuoio", con riferimento al contenitore delle monete. Secondo altri va messa in relazione con la famiglia fiamminga Van den Bourse, che nel XV secolo organizzò, nei dintorni del proprio palazzo ad Anversa, il primo mercato simile a una Borsa moderna. La Borsa può essere considerata come una sorta di "mercato delle azioni, nel senso che i titoli mobiliari di cui abbiamo parlato, dopo l'emissione da parte delle società, vengono quotati e quindi possono essere liberamente comprati e venduti.

Dunque l’azione è un titolo rappresentativo di quote del patrimonio di un'azienda. I possessori godono di diritti giuridici (per esempio la partecipazione alla proprietà dell'impresa) e patrimoniali (per esempio la partecipazione alla suddivisione degli utili). In Italia tutte le azioni sono nominative (cioè contengono l'indicazione del proprietario)

Le azioni possono essere di diverso  oltre che ordinarie, come si è visto,  anche privilegiate. Le Azioni privilegiate rispetto alle azioni ordinarie garantiscono all'azionista vantaggi nella ripartizione degli utili e in caso di liquidazione. Per contro, attribuiscono un diritto di voto limitato.

Le azioni dunque vengono quotate. Ma su quale base? Ebbene, fissato un valore nominale, il valore di scambio dipende dall’andamento del rapporto fra domanda ed offerta. Volendo avere una immagine generale e dunque non sicuramente utile alla singola transazione ma utile a comprendere l’andamento generale di una giornata borsistica, si può e deve guardare all’INDICE, e questo viene in genere tarato sull’andamento dei titoli più importanti, comparto per comparto; per esempio i primi 30 o 40  ( In Francia l’indice si chiama infatti CAC 40 , in Italia MIB 30) . Poi vi è ormai da tempo il mercato dei titoli in chiave telematica  con i suoi valori , per esempio il NASDAQ; Il Nasdaq è il sistema di quotazione telematica dei titoli che non sono trattati nelle Borse valori organizzate ma che hanno a disposizione di un apposito mercato chiamato "over the counter". Importanza notevole hanno in questa fissazione le cosiddette Blue Chips

Le Blue chips sono titoli di una società che sia largamente presente in borsa, di sicura affidabilità e che sia in grado di assicurare una stabile remunerazione del capitale di rischio agli azionisti. E’ una espressione che deriva dal gioco del poker americano dove le.fìches di colore blu sono quelle che hanno maggior valore. Indica i titoli azionari più grandi e più affidabili. Per anni, a Wall Street, il titolo IBM è stato indicato come Big Blue, a conferma che si trattava del valore principale del listino. Oggi parleremmo invece di Microsoft o Google. Le azioni si possono acquistare anche tramite un O.P.A. OPA è un acronimo di "Offerta Pubblica di Acquisto". Viene proposta allo scopo di acquistare la totalità delle azioni di una società o un pacchetto rilevante. Chi lancia l'OPA deve dichiarare preventivamente il prezzo che intende pagare a chi metterà a disposizione i titoli e la quantità di azioni che intende prendere.

Naturalmente le quotazioni sono determinate dalle aspettative. I parametri della determinazione delle aspettative sono quasi infiniti. Qui daremo solo un’anticipazione perché su questo incentreremo comunque la lezione del 10 marzo.  Diciamo oggi soltanto del quadro delle variabili:  SI va dal prezzo delle materie prime,Goods, come il petrolio , a quello dei beni rifugio come l’oro, a fattori climatici, politici, emozionali o speculativi. Ma poi vi sono fattori macroeconomici come il costo del lavoro, Ma a norma il parametro vero è il comportamento dell’azienda di cui si considera l’azione: il bilancio, il dividendo, gli affari che sta realizzando, le tasse che deve pagare, la presenza o assenza di competitori concorrenti, etc… Sono tutti fattori essenziali a determinare  la facilità/difficoltà del ricorso al credito :  TUR alto o basso, politiche finanziarie, il Tasso d'interesse su depositi  ( È la remunerazione percentuale fornita da banche o altri tipi di istituzioni finanziarie per il possesso per un determinato periodo di tempo di una somma di denaro) .  Ma fino a quando si tratta di fattori come quelli citati il gioco borsistico è sano, in quanto tutti sono messi nelle medesime condizioni operative. Ma quando una o più informazioni, una o più azioni sono utilizzate da un soggetto allo scopo di arricchirsi a danno dell’azienda e dunque degli azionisti e dei risparmiatori, le regole sono violate si parla di Insider trading. L’ Insider trading consiste nell’utilizzo di informazioni riservate per speculazioni in Borsa. Un tipico caso di insider trading è quello di un amministratore di una società quotata che, essendo a conoscenza di una notizia che potrà far salire (o scendere) i prezzi dell'azione, compra (o vende) i titoli prima che l'informazione divenga pubblica. In Italia l'insider trading è reato..  Si possono commerciare in borsa anche altri titoli come le Obbligazioni ( Bond , in inglese ). L’Obbligazione è un Titolo di credito che assicura il pagamento di somme prestabilite di denaro (interessi) con il passare del tempo e il rimborso del capitale alla scadenza. Nel caso di titoli a reddito fisso questi ammontari di denaro vengono stabiliti in anticipo. Ma l’Obbligazione è un valore mobiliare negoziabile che rappresenta un credito nei confronti di una società, dello Stato o di una collettività pubblica. In generale, l’obbligazione dà diritto a interessi fissi annuali e viene rimborsata a scadenza o su estrazione. Distinguiamo le Obbligazioni con warrant, ovvero un’obbligazione associata a un buono di sottoscrizione (warrant): ciascuna delle due componenti dà luogo a una quotazione separata. Il titolo è emesso a un tasso inferiore rispetto a quello di mercato. Come contropartita all'obbligazione è annesso un buono di sottoscrizione, a un prezzo prefissato, di obbligazioni o azioni che saranno emesse in un secondo tempo dalla società. Buoni di sottoscrizione sono staccati poco dopo l' emissione e danno luogo a una quotazione distinta. Interessante mezzo di finanziamento è anche quello delle Obbligazioni convertibili . Sono normali titoli a reddito fisso. Con una particolarità, però: alla scadenza si può scegliere il rimborso del prestito oppure la trasformazione in azioni. Per esempio: all'inizio del 2008 la Spa “X” aveva emesso obbligazioni convertibili con scadenza 2012 stabilendo che il valore di trasformazione sarà di€1,00. Per i cinque anni di durata del prestito il sottoscrittore incasserà gli interessi come qualunque altro titolo a reddito fisso (anche se il tasso d'interesse, date le particolari caratteristiche delle convertibili, è generalmente più basso di quelli di mercato). Nel 2012 potrà scegliere: se la quotazione delle azioni “X”sarà superiore a 1 € ad azione il risparmiatore  effettuerà la trasformazione. Altrimenti si farà restituire il capitale. Le obbligazioni convertibili sono quotate e quindi il loro prezzo può variare.