Liceo Scientifico Statale “Giovanni Marinelli”
Materia integrativa “Elementi di economia”- a.s. 2011-12
  docente: prof. Pier Luigi D’Eredità
SINTESI della lezione n.2, 31.10.11

IL SIGNIFICATO DI CAPITALE IN ECONOMIA

Si considera generalmente il capitale come uno strumento o presupposto che viene adoperato nel processo produttivo. Non è necessariamente del denaro, ma deve essere misurato comunque in termini di valore-denaro perché lo si possa analizzare. Se posseggo una materia prima utile a diventare parte di un processo di produzione e vendita di beni, quella è il mio capitale; oppure se posseggo delle macchine; o un terreno produttivo o un’area edificabile etc… Quellosarà un capitale ma è ovvio che se ho del denaro liquido, quello è facile ad essere investito e dunque è capitale nel senso più comune. Recentemente molti economisti hanno sottolineato aspetti più complessi. Alcune teorie, infatti, utilizzano termini come capitale intellettuale. Ad esempio le competenze, le idee, come anche gli investimenti per l'aumento della conoscenze possono essere visti come capitale. Il Capitale non va confuso con il patrimonio che rappresenta invece l'insieme dei beni posseduti. Ha ,si, un valore, ma se non è adatto a produrre altro valore noi per comodità lo esclude fremo dal concetto di capitale. In linea generale ritroviamo queste categorie di capitale:

  1. Capitale finanziario.

  2. Capitale materiale ( minerali, terra, acque, etc…)

  3. Capitale infrastrutturale, cioè il sistema di supporto per lo svolgimento e la facilitazione delle attività economiche (strade, ferrovie, sistemi di telecomunicazione, ecc.). Una importante parte del capitale infrastrutturale si traduce in installazioni fisse (immobilizzazioni)

  4. Capitale umano, di cui ci occuperemo oggi stesso ma più avanti, derivante dagli investimenti in qualifiche ed istruzione. La teoria dello sviluppo umano riconosce il capitale umano come componente di elementi della società chiari e distintivi, imitativi e creativi

  5. Capitale individuale : nell'analisi economica tradizionale il capitale individuale è chiamato più frequentemente lavoro.

Si parla spesso, a proposito di capitale, di ROI (return on investment). Esso è il ritorno sul capitale investito cioè la redditività dell’investimento. È normalmente espresso dal rapporto percentuale tra utile netto e investimento, una frazione il cui valore è il ROI, ed è un concetto molto semplice: se l’utile è alto e l’investimentoè basso avremo un ottimo ritorno, viceversa al contrario ne avremo uno basso rendimento.

ROI= Utile netto operativo/ capitale investito

Sebbene sia ancora possibile calcolare il concetto macro-economico di capitale umano come salario, è raro o poco abituale farlo quando si tratta del processo di pianificazione degli investimenti: per questo, esso viene suddiviso in modelli specifici, che sono distinti quando si considerano i mezzi della loro identificazione, del loro investimento, e del loro utilizzo. Vi è anche una letteratura sul capitale intellettuale e sulla legge di proprietà intellettuale. Tuttavia, questa sempre più frequentemente distingue i mezzi di investimento di capitale, e la collezione di potenziali ricompense per strumenti come brevetti, copyright e marchi registrati. A tal proposito si ricorda l’ Aumento di capitale: operazione attraverso cui la Borsa (lo vedremo più avanti) svolge la sua funzione di finanziamento del sistema produttivo. Le aziende che intendono raccogliere risorse aggiuntive vendono nuove azioni oppure obbligazioni che vengono acquistate dal mercato. Sono concetti che studieremo più avanti. Quanto incassato serve a finanziare l'attività dell'azienda. Quanto al Capitale sociale,si tratta dell’apporto dei proprietari al capitale dell'impresa.. Esso include le istituzioni, le relazioni, gli atteggiamenti e i valori che governano le interazioni fra persone e contribuiscono allo sviluppo economico e sociale. Ma torniamo al Capitale umano. Si tratta della qualificazione professionale, attitudini lavorative, conoscenze, stato di salute e competenze di cui dispongono gli individui e che possono migliorare la produttività. Questo tipo di capitale viene definito "umano" poiché, al contrario di altri tipi di capitale, non può essere separato da chi lo detiene.


Piccolo glossario sul capitale

CAPITALE FISSO L’insieme di beni destinati ad essere utilizzati nel corso di più cicli produttivi (immobili, mezzi di trasporto, macchinari);
CAPITALE CIRCOLANTE - working capital: Capitale di un'azienda composto da liquidità immediate, crediti commerciali, disponibilità non liquide ( scorte ). Rappresenta il volume dei fondi disponibili per finanziare l'attività corrente.

CAPITALE DI RISCHIO - risk capital: Mezzi impiegati al momento della costituzione di una società ( capitale sociale ) e successivamente attraverso l'attività di autofinanziamento ( riserve da utili pregressi ).

CAPITALE INVESTITO - INVESTED CAPITAL: Rappresenta il totale delle risorse investite in una società. Viene calcolato come somma delle attività immobilizzate al netto dei rispettivi fondi di ammortamento.

CAPITALE NETTO - NET WORTH: Dato dalla differenza tra attività e passività di un'impresa e rappresenta la ricchezza di competenza dei possessori delle quote rappresentative del capitale.

CAPITALE NON ANCORA VERSATO - uncalled capital: Parte del capitale sociale sottoscritto che gli azionisti non sono ancora stati chiamati a versare. In Italia non può essere superiore a 7/10.

CAPITALIZZARE - CAPITALIZE: Procedura contabile che consente di iscrivere a bilancio tra le attività alcune spese correnti che non sono legate all'attività aziendale corrente, quali ad es. i costi pubblicitari. In questo modo al conto economico non viene addebitato l'intero costo sostenuto, ma solo la sua quota annuale di ammortamento, permettendo di distribuire su più esercizi il costo stesso.

CAPITALIZZAZIONE - CAPITALIZATION: Riferito a una società quotata in borsa, è il prodotto della quotazione di borsa dell'azione di quella società per il numero delle azioni esistenti.

CAPITALE AZIONARIO - CAPITAL STOCKI il capitale sociale rappresentato dalle azioni.

PLUSVALENZA - CAPITAL GAIN: guadagno in conto capitale, realizzata in occasione della vendita di un'attività finanziaria. E' la parte del rendimento totale ascrivibile alla differenza tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita. Secondo la legislazione italiana i capital gains sono soggetti a tassazione. In particolare è data la possibilità di scegliere tra un regime di tassazione alla fonte e un regime di tassazione che equipara il capital gain al reddito da lavoro.
MERCATO DEI CAPITALI - CAPITAL MARKET : Mercato finanziario in senso stretto, a cui partecipano società, enti sovranazionali ed autorità pubbliche, nel quale si negoziano capitali e titoli rappresentativi di capitale.

Paragraph. Fai clic qui per effettuare modifiche.
 
Liceo Scientifico Statale “Giovanni Marinelli”
Materia integrativa “Elementi di economia”- a.s. 2011-12
  docente: prof. Pier Luigi D’Eredità

SINTESI della lezione n.1, 24.10.11

  1. Che cosa è l’economia

L'economia nasce nel mondo antico come amministrazione di una comunità. Il termine deriva dalle parole greche oikos (casa) nomia (norma). Qualsiasi collettività (sia essa una nazione o un insieme di nazioni, come la comunità internazionale) per sopravvivere ha la necessità di stabilire una norma, una regola, un sistema atto a soddisfare dei bisogni. Ciò lo si può ottenere attraverso la disponibilità di determinati beni (risorse naturali o beni frutto della produzione), che abbiano cioè la caratteristica dell’utilità (intesa, è bene sottolinearlo, come capacità di soddisfare i bisogni). Il problema economico fondamentale è questo: mentre i bisogni sono per loro natura potenzialmente illimitati, i beni dotati di utilità economica (cioè i beni in grado di soddisfare questi bisogni) sono necessariamente limitati. Infatti, sia le risorse esistenti in natura sia i beni producibili dall’uomo, sono in quantità limitata e non infinita. Se un bene fosse infinito (come l’aria che respiriamo, che assumiamo infinita per comodità) non sarebbe un bene economico nel senso che diamo a questa materia; eppure niente è vitale quanto l’aria. Dunque evitiamo di confondere il generale concetto di ‘bene’ con quello di bene economico. E’ da questa contrapposizione tra illimitatezza dei bisogni e scarsità dei beni economici che nasce e si giustifica lo studio dell’economia; una disciplina, e non una scienza, che studia il modo di soddisfare nel miglior modo possibile i bisogni che insorgono nella vita civile. Esistono diverse tipologie di beni economici: beni intermedi, beni finali, beni immobili, beni complementari, beni succedanei, ecc. Un bene economico possiede le seguenti proprietà:

  1. Limitata disponibilità. Un bene economico è disponibile in quantità limitate. Da ciò deriva lo scambio sul mercato e la formazione del prezzo.

  2. Utilità. Un bene economico fornisce una utilità a chi lo possiede soddisfacendo un bisogno o una necessità.

  3. Prezzo. Un bene economico è sempre associato ad un prezzo che definiremo “positivo” dal latino positivum ( che si può porre ). Se non ha prezzo perché non può averlo, allora non è un bene economico; sarà un bene di enorme importanza ma non è un bene economico.

In base a queste proprietà possono essere dunque definiti beni economici soltanto alcuni beni. Ad esempio, i beni disponibili in quantità illimitata (es. l'aria) non sono considerati beni economici in quanto non esiste né un prezzo né una domanda di mercato. Il che non vuol dire che l’aria non sia un bene di assoluto rilievo; significa che non possiamo (speriamo per lungo tempo!...) considerarla un bene economico. L'aria è considerata dunque, si, un bene ma un bene diremo libero in quanto, pur fornendo un’indiscutibile utilità, questa può essere goduta da chiunque senza dover ricorrere allo scambio. Insomma diventa utile ricorrere ad una distinzione linguisticamente un po’ ambigua ma molto pratica e cioè quella fra bene e valore: quei beni che hanno un valore misurabile si chiamano beni economici.

  1. Definizioni e distinzioni

Secondo la definizione di P. Samuelson, «l'economia è lo studio del modo in cui gli individui e le società pervengono a scegliere di impiegare risorse produttive per produrre vari tipi di beni e distribuirli per il consumo, attuale e futuro, tra varie persone e gruppi sociali». A seconda del campo di applicazione si distingue in macroeconomia e in microeconomia. La macroeconomia è quella parte della teoria economica che studia il funzionamento di un sistema economico, costituito da consumatori (individui e famiglie), beni economici (per esempio terreni, stabilimenti, materie prime), produttori di beni e servizi (imprese) interconnessi mediante un mercato regolato giuridicamente. La microeconomia studia il comportamento delle singole unità costitutive del sistema economico (famiglie, imprese) in quanto produttrici di merci destinate a essere scambiate su un mercato in cui si incontrano venditori e compratori. Noi ci occuperemo di macroeconomia e la intenderemo prevalentemente al fine di analizzare le caratteristiche essenziali dei fenomeni, trascurando il comportamento delle singole unità economiche. Ad esempio, l'analisi delle fasi di recessione o di espansione di un economia, l'inflazione dei prezzi, la disoccupazione.

Una parte molto importante dell’economia è legata all’idea di sviluppo. Lo sviluppo economico è il miglioramento del benessere economico (diciamo per comodità della ricchezza) e della qualità della vita di un Paese o ad una regione specifica. Bene, lo sviluppo economico misura la crescita del benessere economico di quella collettività prendendo in considerazione sia i fattori quantitativi ed economici sia i fattori qualitativi ed extra-economici. Questo è un punto importante. Tuttavia bisogna evitare di commettere un errore pregiudiziale, ovvero quello di confondere lo sviluppo economico con la crescita economica. Spesso l’espressione “sviluppo economico” in italiano è impropriamente utilizzata come sinonimo di crescita economica. A differenza della crescita economica (in inglese growth) lo sviluppo economico (in inglese development) prende in considerazione una più ampia varietà di indicatori che spaziano negli aspetti socio-economici, demografici e culturali. Nell'analisi dello sviluppo economico sono inclusi sia i fattori tipicamente economici (reddito individuale, inflazione, occupazione, ecc.) e sia i fattori extra-economici quali il tasso di preparazione culturale della società, la speranza media di vita, la distribuzione del reddito, la qualità dell'ambiente, etc... Ora, gli indicatori della crescita economica sono diversi da quelli dello sviluppo economico, specie se si fa riferimento a diversi o divergente “sistemi” economici. E’ come si volessimo misurare con la stessa unità di misura un liquido ed un solido: si può fare ma si rischiano grossi fraintendimenti.

  1. I sistemi economici per linee generali

Economia capitalistica o di mercato. Sistema economico caratterizzato dalla prevalenza della proprietà privata dei mezzi di produzione; dalla sovranità del consumatore, ossia dalla possibilità dei consumatori di scegliere i prodotti, orientando così la produzione; da decisioni economiche decentrate, ovvero da rapporti di scambio giuridicamente basati su contratti volontariamente stipulati dalle parti contraenti; da forte presenza del lavoro salariato, cioè di lavoratori dipendenti che cedono il proprio lavoro in cambio di un salario pre-pattuito; dall'importanza del settore industriale e della produzione meccanizzata.

Economia pianificata. Sistema economico in cui le funzioni basilari della allocazione delle risorse sono svolte da un processo amministrativo centralizzato, anziché dal meccanismo dei prezzi. Le decisioni circa le quantità da prodursi di tutti i beni dell'economia sono adottate da un organo amministrativo; queste decisioni possono riflettere in differente misura i desideri dei consumatori e l'esigenza avvertita di espandere particolari settori dell'economia più rapidamente di altri. È stato il sistema economico dei regimi collettivistici che ormai estinti come URSS , una via singolare è percorsa dalla Cina comunista. Rimane solo, oggi, in senso stretto,Cuba.

  • Economia mista. In un quadro di economia capitalistica, la presenza di mezzi di produzione di proprietà pubblica accanto a quelli di proprietà privata, per cui gli enti pubblici (Stato, comuni ecc.) possono svolgere attività imprenditoriali in quanto detengono la proprietà e il controllo di imprese. Una forma di attività imprenditoriale da parte dello Stato si svolge per mezzo di partecipazioni statali: ossia per mezzo del possesso di quote di capitale di imprese organizzate nella forma di società per azioni. L'economia mista si incontra frequentemente nei Paesi industrializzati dell'Europa occidentale (per esempio, Italia, Francia, Spagna, Svezia).

  • L'economia che noi approcceremo in questo corso è la materia che studia il funzionamento di un sistema economico moderno di tipo "occidentale". Moderno perché il riferimento è ai mercati ed all’apparato organizzativo dei paesi dell’era moderna. Di tipo occidentale perché il modello preso in considerazione è quello capitalistico della libera iniziativa produttiva e della proprietà privata dei mezzi di produzione, in contrapposizione al modello di tipo “collettivista”, caratterizzato dalla proprietà statale degli stessi mezzi. Anzi, attualmente questo criterio distintivo tra le due filosofie economiche è superato. Si parla più correttamente di economie con centri di decisione decentralizzati, per riferirsi ai paesi capitalistici, e di economie con una scelta centralizzata, per identificare i paesi socialisti.

  • Un sistema economico è un insieme di soggetti e istituzioni, facenti parte di una collettività, nell’ambito della quale si manifestano determinati fenomeni economici. E’ appunto il funzionamento di questi meccanismi, dei flussi e delle regole di comportamento di alcune grandezze (economiche), all’interno di una collettività, che cercheremo di spiegare.

  1. Il circuito economico

Il sistema economico, qualunque esso sia, per temperare la suddetta contrapposizione e cercare di soddisfare il maggior numero di bisogni possibile (oppure, il che è lo stesso, per rendere disponibile ai suoi partecipanti il maggior numero di beni economici possibile), è quindi costretto ad organizzare il proprio apparato produttivo e distributivo in modo ottimale (efficiente), tale cioè da realizzare la migliore allocazione delle risorse. Questa ricerca dell’ottimizzazione comporterà una serie di scelte riguardo:

• Cosa produrre
• Quanto produrre
• Come produrre
Per chi produrre

L’economia studia appunto, cercando il più possibile di individuarli, sia i principi ispiratori sia i meccanismi che si producono da queste decisioni produttive e distributive.